venerdì 16 maggio 2008

PENSIERI DI OGGI: Fibonacci, La Caixa, i numeri, il Senso di Smilla per la Neve, Umberto Galimberti e i tempi d'oggi

Mi succede spesso, da una vita direi, di ritrovarmi distratta.
A. mi sgrida per questo e non credo abbia molta stima del mio "disordine" mentale.
Mi salva oggi solo Umberto Galimberti, filosofo docente molto conosciuto e che Mum ascolta sempre con grande interesse. Oggi, anch'io.
Mi ha detto, parlando del disordine a scuola, che lui stesso era una mente divergente e più creativa e per questo non convenzionale e non "brava" a scuola, dove invece han sempre vinto le menti convergenti, abili nel trovare le soluzioni ai problemi ben meditati e proposti dagli insegnanti.
Ero convergente un tempo.
Ora non so cosa mi sia successo, a dirla tutta.
Tra le altre cose...
Anche la casa ne risente, perchè con l'alibi del poco tempo curo solo la pulizia (e nemeno personalmente) ma il disordine regna sovrano.
Un tempo sì ero metodica, disciplinata, maniacalmente ordinata, al limite della compulsione.
Quasi numerica.
Un po' come in "AS GOOD AS IT GETS", volevo vedere e toccare l'ordine.
Ora invece non me ne curo e mi adeguo se il caso vuole che cadano a terra i fogli o se i vestiti della sera prima sono rimasti sulla console.
Tutta questa digressione perchè mentre ero proprio china sui fogli di studio a concentrarmi su un impegno mi è balzato un nome in testa così out of the blue, inaspettatamente.
FIBONACCI.
"Fibonacci?" mi son detta ripetendolo più volte. Il cassettino dentro si è aperto ancora, mi vengono in mente delle installazioni di ...MERZ.
"Merz?", ancora.
"TORINO!MADRID!", ecco.
Mi divertono i giochi che mi propone il cervello stanco a volte.
Abbandonati i fogli, mi lascio prendere la mano dal fidato Google.
Fibonacci l'avevo studiato al liceo e mi aveva affascinato il modo in cui aveva scoperto la sua serie numerica diventata poi tanto cara alle scienze, perchè era un giochino che da bambina facevo sempre senza capire chi me l'avesse insegnato. E in matematica ero un portento.
0, 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, 144, 233, 377, 610, 987, 1597, 2584, 4181, 6765,10946, 17711, 28657, 46368, 75025, 121393, 196418, 317811, 514229, 832040,1346269, 2178309, 3524578, 5702887, 9227465, 14930352, 24157817, 39088169, 63245986, 102334155
Un giochino semplicissimo, davvero, fa solo spavento per niente.
Fino ad un secondo fa di Fibonacci ricordavo solo il nome.
Anche a Madrid ho visto un'installazione di MERZ (lo adoro e consiglio a tutti di andare a visitare la sua fondazione) a LA CAIXA (http://obrasocial.lacaixa.es/centros/caixaforummadrid_es.html )
UN'OPERA SOCIALE, molto propositiva e di grande accoglienza in pieno PASEO, la cui funzione ha entusiasmato me e A.
Quest'installazione era dedicata a Fibonacci ora ricordo...un insieme di copie del CORRIERE DELLA SERA disposte in fila (lunga queasi 10 mt) con neon -numeri seriali (Fibonacci) che attraversavano l'igloo tipico di Merz.
Suggestiva, una volta individuatone il senso.
Bella, immersa in un salone immenso e bianco.
"Bianco come la neve", un altro cassetto.
"Il senso di Smilla per la neve!" di Peter Hoeg.
Nel suo libro appunto, si parla dei numeri primi e delle frazioni e di come tutti i numeri a loro modo evidenzino una condizione umana.
I numeri negativi, l'espressione del mancante.
I numeri primi, l'elemento elementare. I numeri dell'infanzia.
Le frazioni, la condivisione e la rinuncia.
Forse è un collegamento dovuto e semplicistico ma mi scopro divertita e vado avanti in questo gioco di venerdì pomeriggio.
"Dove sono?".
"Numeri..quali sono i numeri più recenti che ho affrontato?"
Le bollette, sottrazioni.
Lo stipendio, misera addizione.
I miei 30. Un numero come un gong. E guardo indietro agli altri numeri rimasti indietro col fiato affannato a dirmi "ehi ciaooo" da lontano.
I numeri di telefono che compongo ogni giorno. Numeri che scorrono e non rimangono ma che si ripeteranno sicuramente.
I numeri importanti per me: il 39, mi ha fatto vincere qualcosa una volta e poi mai più.
Il 1998 sognato quando ero ancora piccola e atteso con terrore perchè mi diceva un evento che non volevo arrivasse. E così è stato fortunatamente.
Il 2003.
Il 25, il 26, il 15. Tutti i numeri con 5, la forma sinuosa del corpo.
Il 4 del 10 del 1949. I numeri di Mamma.
Il 15 del 12 del 1947, di Luigi.
Amo il 7, perchè, come sarà d'accordo anche Gian lo so, è il numero della traccia più bella nella maggior parte dei dischi rock, indie..insomma il mio genere.
Non incrocio le dita di fronte al povero 17, la somma delle sue cifre in fondo è un perfetto 8. Tanto caro a chi 'pensa all'infinito'.
"Basta....", arrivo alla fine perchè andrei avanti per altri minuti.
Già le parole rubano veridicità all'espressione del pensiero e non sento più di essere fedele a quello che scorre in testa.
S/m/e/t/t/o/./
7 battute....
:-)

Nessun commento: